IL MONOLOGO DI “BEATRICE”



Oh, è curiosa la vita nel Medioevo! 
Che poi Medioevo lo dite voi, io dico milleduecentottantaquattro, poi voi lo chiamerete come vi pare… le epoche, si sa, gli si dà il nome più tardi. Le dittature, per esempio: se ne parla sempre male dopo, intanto però tutti se le puppano. Eh ma io non devo parlare di politica, che qua ci si mette tutti nei guai.
A Canappione gliene stanno capitando di tutti i colori coi guelfi, coi ghibellini, coi bianchi e coi neri … Chi è Canappione? Ah scusate, io L’Alighieri lo chiamo così. 
Mia madre mi dice “Eh non t’azzardare che è un grande e importante poeta lui!”. 
Sì però di grande e importante c’ha pure il naso, via! C’ha un becco che pare una poiana, pare… una caffettiera! Anche se non è ancora stata inventata. 
 Insomma, lui fa il poeta ma si incazza con tutti e li mette tutti all’inferno! E ce l’ha con Pisa e con Arezzo, e con i papi e con gli arcivescovi. Mi sa che prima o poi lo fanno fuori! Lo mettono fuori dal palinsesto a legnate! Mi dispiacerebbe? Oh, lo dico a voi in confidenza: io a quello non lo sopporto! Mi ha vista la prima volta che c’avevo otto anni, lui nove. 
Mica mi ha detto “si gioca insieme, ti regalo un gelato…” no… c’ha fatto dieci poesie di duemila versi, il piccino! Ci siamo incontrati solo una volta, l’anno scorso, c’avevo diciotto anni e da allora sparito, di nebbia! Gli è timido dicono. 
E poi tutti a dire “Oh ma quanto sei fortunata! Quello è un poeta, ti dedicherà il capolavoro della letteratura italiana., ti renderà famosa, è come.. come uno sponsor – sponsor è una parola latina, non inglese – sai quante vorrebbero essere cantate da lui?” Sì va beh, ma io sono una donna eh, mica una serenata! Mica posso aspettare che abbia finito il capolavoro e che mi abbia angelicata e intanto io buona e zitta!  A diciannove anni, nel Medioevo, si è già nell’anticamera da zitelle! O magari poi ti capita un casino come Giulietta! Tac, secca a quindici anni poverella… o come Ofelia! Oltretutto poi, bello non è. 
Mi passa a venti metri, lo vedo che mi guarda, sospira, si gratta il becco ma mai che si facesse avanti! O vien qui tosto, Dantino mio! Fammi, che so, un regalino, un anellino! Va beh’, non si può andare al cinema, allora portami almeno a vedere la piena dell’Arno! E poi mi dicono “Sii paziente, gli è un poeta, ti regala i suoi versi!” Eh, una bella fava!

"Le Beatrici" di Stefano Benni 

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