Dicembre, sospeso tra natale e ricordi.
Il tempo del Natale portava sempre con sé un freddo pungente, quello che arrossava le guance e faceva fumare il respiro, ma che non riusciva mai a gelare l’entusiasmo dei ragazzi. Era il tempo in cui la scuola chiudeva e le giornate si allungavano in una libertà che sembrava infinita. Si usciva di casa imbacuccati in sciarpe e cappelli, pronti a rincorrersi per strada o a improvvisare partite di pallone, anche con le mani gelate e i piedi che scivolavano sui marciapiedi freddi. Non importava che il campo fosse una piazza, un cortile o un pezzo di strada sgombra: bastava un pallone e la compagnia di chi, come noi, non si stancava mai.
La mattina iniziava sempre nello stesso modo: il tepore del letto abbandonato con riluttanza, i piedi nudi che cercavano pantofole calde, e poi quel profumo inconfondibile che veniva dalla cucina. L’aroma del latte appena scaldato, a volte un po’ bruciato sul fondo del pentolino, si mischiava a quello deciso e avvolgente del caffè, segno che la giornata era ufficialmente iniziata. Seduti al tavolo, con le mani intorno a una tazza fumante, si ascoltavano le prime note delle canzoni di Natale dalla radio, mentre fuori il mondo sembrava ancora dormire sotto un cielo grigio.
I pomeriggi erano un capitolo a parte, con le merende che diventavano piccoli rituali. Pane e cioccolata, biscotti fatti in casa, o fette di pandoro spolverate di zucchero a velo. Tutto aveva un sapore speciale, come se anche il cibo si lasciasse contagiare dalla magia di quei giorni. E poi c’era l’odore della casa: un profumo unico e irripetibile. Il fresco agrumato dei mandarini, che si sbucciavano con dita rapide, lasciando la pelle impregnata di quella fragranza per ore. Il vischio appeso sopra le porte, con il suo aroma tenue e misterioso. E l’abete, quello vero, che troneggiava in salotto con le sue luci colorate e il suo profumo di bosco che riempiva ogni angolo.
Le sere scendevano lentamente, come una coperta morbida, e con esse arrivavano i racconti, le luci calde che tremolavano sulle pareti e i pensieri pieni di attesa. Natale non era solo un giorno, era un’atmosfera, un mondo intero racchiuso in quegli odori, in quei suoni e in quei piccoli momenti che sembravano fatti di una felicità eterna.
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