Il mio cammino di Santiago. Got Santiagu. E ultreia! E suseia! Deus Adiuva Nos.
16 Agosto: La Partenza
È il pomeriggio del 16 agosto e l'emozione è palpabile. Tra poche ore prenderò un aereo per Santiago, e non riesco a trattenere l’entusiasmo per ciò che mi attende. Il volo parte da Milano Malpensa alle 6 del mattino, con arrivo previsto a Santiago per le 8. L’aeroporto è stracolmo di persone in partenza per le ferie di agosto, ma il mio viaggio ha un significato diverso: sto per iniziare il Cammino.
17 Agosto: Arrivo a Santiago
Santiago mi accoglie con un cielo grigio e nuvoloso. Appena uscito dall’aeroporto, osservo i volti pieni di aspettativa di chi arriva e quelli stanchi di chi è in partenza. Mi dirigo subito all’Oficina del Peregrino, vicino alla Cattedrale di Santiago, per ottenere la Credencial del Peregrino, il documento essenziale per il pellegrino.
Dopo aver acquistato la mia credenziale, inizio il mio primo spostamento: prendo un autobus per Lugo, poi un secondo per Sarria, punto di partenza del mio Cammino. Anche se l’obiettivo iniziale era proseguire più avanti, i mezzi di trasporto sono limitati, e decido di fermarmi qui. Ho già percorso 15 chilometri e inizio ad ambientarmi.
A Sarria incontro due ragazze con cui faccio subito amicizia e insieme troviamo un convento in cui alloggiare, proprio all’inizio del Cammino. Giro per la cittadina, esploro i vicoli, mi mescolo alla gente e assaporo il famoso polpo galiziano. Verso le 20 mi ritiro in camera: domani la sveglia suonerà presto.
18 Agosto: Da Sarria a Portomarín
Alle 6 del mattino mi sveglio. È ancora buio e cerco di muovermi in silenzio per non disturbare gli altri pellegrini nell’albergue. Dopo una buona colazione, metto il poncho perché piove e inizio a camminare. Il cielo grigio e la pioggia rendono i primi passi impegnativi, ma attraversando il ponte di A Aspera e i campi verso Barbadello, mi accorgo che il Cammino sta già entrando in me.
Lungo il tragitto saluto i pellegrini incrociati con il tipico “buen camino” e sento crescere un senso di appartenenza. Mi fermo in un locale, “Mirador da Brea”, per una breve pausa e qualcosa di caldo; siamo tutti sotto la pioggia con il poncho addosso, bagnati ma motivati.
Il sentiero è irregolare, alterna tratti di discesa impegnativa a superfici sassose. Dopo qualche ora il cielo si apre, il sole fa capolino e illumina i tetti di ardesia delle case sparse lungo il cammino. In tarda mattinata mi fermo a “Los Andantes” per un piccolo ristoro e proseguo verso il ponte che conduce a Portomarín. Attraverso il ponte e, con un sorriso di soddisfazione, entro in paese, dove trovo un albergue per passare la notte. La giornata si conclude con una festa di paese, un momento di allegria e celebrazione.
19 Agosto: Da Portomarín a Palais du Rey
Il Cammino prosegue e si intensifica, portandomi sempre più lontano da ciò che è familiare, immergendomi in una natura che sembra trasformarsi passo dopo passo. La pioggia e il sole si alternano come a scandire un ritmo naturale, ora bagnando il sentiero di umidità, ora asciugandolo con la luce calda e dorata. Ogni cambiamento del tempo sembra influire sul paesaggio e su di me: la pioggia mi avvolge in un silenzio quasi sacro, mentre il sole mi infonde una nuova energia, spingendomi a continuare con passo deciso.
I sentieri diventano progressivamente più impegnativi, alternando tratti in salita che mettono alla prova il mio respiro e discese irregolari che richiedono attenzione. Il terreno è accidentato, a tratti sassoso, ma proprio per questo conserva un fascino selvaggio e incontaminato. Ogni curva rivela un angolo nuovo di questa terra antica, fatta di boschi densi e campi aperti che sembrano non finire mai. Il verde della Galizia è intenso, vibrante, come se la terra stessa respirasse e mi accogliesse in un abbraccio silenzioso.
Lungo il percorso, attraverso piccoli insediamenti galiziani che mi accolgono con un senso di autenticità quasi commovente. Sono villaggi silenziosi, di poche case in pietra dai tetti d’ardesia, con giardini curati e pollai sparsi qua e là. Qui il tempo sembra essersi fermato, e ogni dettaglio racconta storie di vita quotidiana e di radici che affondano in questa terra. Nei bar, i proprietari salutano con calore, e spesso si fermano a scambiare qualche parola, quasi a voler dare il benvenuto a chi, come me, sta percorrendo il Cammino.
La connessione con gli altri pellegrini si fa sempre più profonda. Ormai ci riconosciamo da lontano, complici in questo viaggio che ci lega con una semplicità disarmante. Ad ogni sosta, ad ogni incrocio, ci salutiamo con un “buen camino” che risuona come una piccola benedizione. Gli sguardi e i sorrisi che scambio con gli altri sono brevi ma intensi, come un tacito accordo di supporto reciproco. Le differenze tra di noi sembrano dissolversi: qui non contano il passato né le nostre storie individuali, conta solo il presente, questo viaggio condiviso.
In alcuni tratti, cammino in silenzio accanto ad altri pellegrini, senza bisogno di parlare. Ci sono momenti in cui una semplice presenza vicina è sufficiente, come se il silenzio avesse una forza che le parole non potrebbero mai eguagliare. E poi ci sono le chiacchierate improvvisate, che sbocciano spontanee lungo il percorso. Parliamo delle nostre motivazioni, dei sogni che ci hanno spinto a intraprendere questo viaggio, e delle piccole difficoltà che ci uniscono e ci rendono solidali l’uno con l’altro.
Arrivo a Palais du Rey stanco, ma colmo di gratitudine. Qui trovo un albergue e, dopo aver sistemato il mio letto e fatto una doccia rigenerante, mi concedo un po’ di tempo per osservare le altre persone che, come me, hanno percorso la stessa strada. C'è una serenità che si diffonde nell'aria, un senso di quiete che mi avvolge e che sembra annullare ogni fatica. Questa sera, mentre ceno con altri pellegrini, il semplice condividere un pasto caldo diventa un momento di celebrazione silenziosa.
Questa tappa ha lasciato un segno profondo in me. Il Cammino non è solo un percorso fisico, è un viaggio interiore che mi sta portando a riscoprire la bellezza di ogni piccolo dettaglio. E mentre mi preparo a riposare, so che domani mi aspetta un altro giorno di scoperte, un altro tratto di questo viaggio che sembra prendere sempre più vita dentro di me.
20 Agosto: Da Palais du Rey ad Arzúa
Questa tappa mi porta attraverso foreste rigogliose e villaggi tranquilli, dove il tempo sembra essersi fermato. Ad ogni passo il paesaggio cambia, rivelando prati, valli e fiumi. È una marcia intensa, ma anche piena di momenti di contemplazione e piccoli incontri significativi. Arrivato ad Arzúa, trovo ristoro e condivido storie con altri pellegrini: il senso di comunità è ormai profondo.
22 Agosto: Arrivo a Santiago
Finalmente, dopo giorni di cammino, raggiungo Santiago. L'emozione è indescrivibile, un turbine di sensazioni che si mescolano tra loro: sollievo, gioia e un'incredibile gratitudine per aver completato il viaggio. Quando la cattedrale si staglia davanti a me, imponente e maestosa, mi fermo per qualche istante, incapace di distogliere lo sguardo. È come se in quel momento tutto il percorso, ogni passo, ogni difficoltà affrontata e superata, trovasse il suo compimento.
Attorno a me, l’atmosfera è vibrante: pellegrini di ogni età si abbracciano, si scambiano sorrisi, qualcuno lascia scivolare una lacrima di gioia, mentre altri si siedono in silenzio ad assaporare l’istante. Non ci sono parole che possano descrivere appieno questa esperienza condivisa. Santiago non è solo una meta finale; è anche un traguardo interiore, il simbolo di un percorso che ha lasciato un segno profondo in ciascuno di noi. È un punto di arrivo, certo, ma anche un nuovo inizio, una soglia da cui guardare al futuro con occhi diversi.
Dopo il primo momento di euforia, però, affronto una piccola sfida pratica: trovare un albergue. Santiago, in questo periodo, è affollata e trovare un letto libero non è semplice. Il caldo della giornata rende la ricerca più faticosa, ma finalmente trovo un posto dove posso posare lo zaino e concedermi una doccia rigenerante. Sento l'acqua scorrere sulla pelle, portando via la stanchezza accumulata, come se ogni goccia lavasse via non solo il sudore, ma anche i pensieri e le preoccupazioni che mi hanno accompagnato lungo il cammino.
Più tardi, decido di concludere la giornata con una cena che celebri la conclusione del mio viaggio. Mi siedo in un ristorante del centro, dove l'odore invitante della cucina locale risveglia immediatamente l'appetito. Ordino una bella bistecca con patate, un piatto semplice ma gustoso, che mi sembra un vero e proprio premio dopo l’intensità delle ultime settimane
23 Agosto: Verso Finisterre
Decido di proseguire fino a Finisterre, il “confine del mondo” per gli antichi, spinto dal desiderio di concludere il mio viaggio con un ultimo, simbolico passo. Arrivato lì, mi fermo a contemplare il mare, lasciando che il vento porti via ogni residuo di fatica, di incertezza. Finisterre è l’ultima tappa, il punto da cui si guarda oltre, verso l’infinito.
24 Agosto: Rientro a Casa
Il viaggio di ritorno è un misto di riflessioni e ricordi. Il Cammino mi ha regalato molto più di quanto avrei potuto immaginare: incontri preziosi, momenti di introspezione, paesaggi che resteranno impressi nella memoria. E così, anche tornando a casa, sento che una parte di me è rimasta là, tra i sentieri e le strade del Cammino di Santiago.
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