Hagakure
L'Hagakure è un libro che ha la sua origine nel medioevo giapponese, pubblicato per la prima volta solo nel 1906. Il titolo completo Hagakure kikigaki significa letteralmente "discorsi tra le foglie o all'ombra delle foglie". La sua importanza è dovuta al fatto che ci trasmette l'antica saggezza dei samurai sotto forma di brevi aforismi, dai quali emerge lo spirito del Bushido (Bushi-do): la Via del samurai.
L'opera è composta da undici volumi, introdotti da un brano intitolato “Conversazione leggera sull'oscurità della notte”, divisi a loro volta in 1343 brevi passi. I primi due libri contengono i precetti generali sulla Via del samurai; il terzo, il quarto e il quinto narrano aneddoti della vita di Nabeshima Naoshige, fondatore del feudo di Saga. I volumi dal sesto al decimo raccolgono notizie di daimio o illustri personaggi di altri feudi, l'undicesimo libro riassume quanto trattato dai precedenti. Quella che ci arriva a noi è una raccolta di aforismi.
Benché Tsunetomo avesse ordinato di bruciare il manoscritto dopo la sua morte, Tsuramoto che lo aveva aiutato nella composizione, lo fece circolare tra i samurai del feudo di Saga, dove divenne il testo segreto dell'etica marziale.
Per oltre centocinquant'anni Hagakure fu il libro segreto dei samurai e fu considerato alla stregua di un testo sacro. Da quando è stato pubblicato è diventato il libro giapponese più celebre e controverso di ogni epoca. Venne infatti strumentalizzato a favore dell'imperatore e dell'esercito giapponese. I concetti espressi nel libro sono stati mistificati al punto che "la via del samurai è la morte" è stato il principio della formazione dei kamikaze ed hanno alimentato il fanatismo dilagante in quel'epoca. Il libro fu quindi demonizzato dagli alleati e messo al bando. Il testo cosi sparì dalla circolazione fino al 1970.
Yukio Mishima proprio in quell'anno decise di togliersi la vita effettuando il Seppuku, una morte terribile auto inflitta con il famoso processo di sventramento che da noi è conosciuto con il termine di harakiri (taglio del ventre). Il gesto: un segno protesta per la perdita di valori nella società giapponese a lui contemporanea e in nome degli alti ideali contenuti nel libro segreto dei samurai, rilancia il libro verso il pubblico indistinto.
Letto e interpretato nel modo corretto, Hagakure rivela un pensiero complesso e positivo, che non ha nulla a che vedere con la totale sottomissione ai superiori o con l'esaltazione del suicidio.
L'obbedienza è un valore ovunque celebrato nel libro, così come la fedeltà al proprio daimio, ma questi ideali non mancano del sostegno di una forte volontà e di una scelta ponderata e sempre rinnovata. Morire per tali valori è un principio basilare dell'etica del samurai, ma, contrariamente all'interpretazione comune, non si tratta della morte fisica, bensì di sopprimere il proprio Ego e la propria soggettività per raggiungere la perfezione nella fedeltà ai propri ideali. Anche il seppuku non è il suicidio della cultura occidentale, vale a dire quello introdotto dalla disperazione e dal rifiuto della realtà, bensì la manifestazione della lealtà verso il dovere e dell'esaltazione di ideali morali umani.
Alcuni aforismi:
(I, 1)
Sebbene ci si aspetti che il samurai sia consapevole del Bushido, sembra che in molti
siano negligenti. In effetti, se venisse chiesto loro: ”Qual è il vero significato della Via del
samurai?”, pochi sarebbero capaci di rispondere con prontezza. Questo accade perché il
Bushido non è stato ben fissato nella mente. Da ciò si può dedurre che manca la
consapevolezza della Via.
La negligenza è una cosa grave.
(I, 2)
Ho scoperto che la via del samurai è la morte. Quando sopraggiunge una crisi, davanti
al dilemma tra vita o morte, è necessario scegliere subito la seconda. Non è difficile: basta
semplicemente armarsi di coraggio e agire. Alcuni dicono che morire senza aver portato a
termine la propria missione equivale a morire invano. Questa è la logica dei mercanti gonfi
d’orgoglio che tiranneggiano Osaka ed è solo un calcolo fallace, un’imitazione grottesca
dell’etica dei samurai.
E’ quasi impossibile compiere una scelta ponderata in una situazione in cui le possibilità
di vita e di morte si equivalgono. Noi tutti amiamo la vita ed è naturale che troviamo
sempre delle buone ragioni per continuare a vivere. Colui che decide di farlo, pur avendo
fallito nel suo scopo, incorre nel disprezzo ed è al tempo stesso un vigliacco e un
perdente. Chi muore senza portare a termine la sua missione muore da fanatico, in modo
vano, ma non disonorevole. Questa è infatti la Via del samurai.
L’essenza del Bushido è prepararsi alla morte, mattina e sera, in ogni momento della
giornata.
Quando un samurai è sempre pronto a morire, padroneggia la Via.
(I, 5)
Poiché la maggior parte delle volte agiamo affidandoci solo alla nostra limitata
saggezza, diventiamo egoisti, voltiamo le spalle alla retta via, e le cose non vanno a buon
fine. Agli occhi di un’altra persona il nostro comportamento appare meschino, debole, di
scarso valore e inefficace. Quando non si è in grado di discernerne, è bene consultarsi
con che è dotato di buonsenso. Un consigliere, pur non essendo coinvolto personalmente,
ci indirizzerà sulla Via, perché prenderà una decisione disinteressata ed equilibrata.
Questo modo di agire sarà semplicemente percepito come molto solido, simile ad un
albero robusto con numerose radici. Invece, la saggezza di un solo uomo è come un
arboscello che non ha attecchito nel terreno.
(II, 31)
Il nostro corpo riceve la vita dal profondo del nulla. Esistere dove non vi è nulla è il
significato della frase: “La forma è il vuoto”. Il fatto che tutte la cose traggano
sostentamento dal nulla è il senso del motto: “Il vuoto è la forma”. Sarebbe errato pensare
che si tratti di due concetti distinti.
(II, 33)
L'amore più profondo è l'amore nascosto, La poesia dice: “Alla mia morte dal fumo
conoscerai il mio amore, mai espresso e tenuto celato nel mio cuore”. Chi esprime il suo
amore prima di morire, non ama profondamente. Solo l'amore che rimane celato fino alla
morte è infinitamente nobile. Sono convinto che sia sublime amare fino alla morte. Quando
parlai di questo, alcuni erano del mio parere e costoro furono chiamati “amici del fumo”.
Su questo si basa ogni altra conoscenza e la stessa cosa vale nella relazione tra il
daimio e colui che lo serve. Per essere puro di fronte alle persone, un uomo non fa nulla di
riprovevole quando è solo nel buoi e non pensa alle bassezze. Se si dà da fare per
mostrarsi il suo valore, appariranno i difetti.
(I, 40)
Non esiste nella di più meraviglioso dell'ultimo verso della poesia che recita: “Quando il
tuo cuore chiama, come rispondi?”. Probabilmente si può pensare la stessa cosa del
Nembutsu; nel passato era sulle labbra di molta gente.
Ai giorni nostri le persone definite “intelligenti” si ammantano di saggezza superficiale e
finiscono solo per imbrogliare gli altri. Per questa ragione sono inferiori al popolo ottuso.
Una persona ottusa è sincera. Se qualcuno guarda profondamente nel proprio cuore,
come recita il verso, non celerà nulla a se stesso. Il cuore è un buon giudice.
Bisognerebbe trovarsi in una disposizione d'animo tale da non essere in imbarazzo
nell'incontrare questo giudice.
(I, 79)
Si può imparare qualcosa da un temporale. Quando un acquazzone ci sorprende,
cerchiamo di non bagnarci affrettando il passo, ma anche tentando di ripararci sotto
i cornicioni ci inzuppiamo ugualmente. Se invece, sin dal principio, accettiamo di bagnarci
eviteremo ogni incertezza e non per questo ci bagneremo di più. Tale consapevolezza si
applica a tutte le cose.
(I, 94)
C'è un detto: “Se desideri sondare il cuore di un amico, ammalati”.
Chi si comporta da amico quando tutto va bene, ma poi volta le spalle come un
estraneo in caso di malattia o di sventura è solo un vigliacco.
Quando un amico deve affrontare una disgrazia è molto importante restargli accanto,
fargli visita e soccorrerlo.
Per tutto il tempo della sua vita il samurai non deve mai permettersi di allontanarsi da
coloro verso i quali è spiritualmente debitore.
Ecco dunque un mezzo per misurare i sentimenti reali di un uomo. Molto spesso ci
rivolgiamo agli altri per chiamarli in aiuto e li dimentichiamo quando la crisi è passata.
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